Le nostre Scuole affondano le proprie radici nel carisma educativo del Venerabile Servo di Dio Padre Emilio Venturini e di Madre Elisa Sambo e vanno incontro alle esigenze delle nuove generazioni offrendo un progetto educativo pedagogicamente strutturato e di chiara ispirazione cristiana-cattolica: in una società composta da persone con un’identità sempre più sfumata, riteniamo fondamentale una proposta educativa che formi “donne e uomini futuri” capaci di porsi alla ricerca di un significato unitario delle cose con onestà, sincerità e libertà.
Più in particolare, nel rispetto e nell’accoglienza delle diversità quali opportunità, le Scuole sono da sempre impegnate nell’ampliare la propria “missione” nel coinvolgere anche i genitori in attività formative che abbiano una ricaduta concreta nel quotidiano dei rapporti familiari, avvalendosi di esperti che possano sostenere, arricchire e aggiornare le metodologie didattiche. E gli insegnanti, sia religiosi che laici, si impegnano a fare della loro missione educativa uno strumento che favorisca: l’accoglienza, il dialogo, il rispetto, la tolleranza, la solidarietà e la trasmissione di quei valori umani, religiosi e morali che aiutino gli alunni a esprimere e realizzare il meglio di sé per rispondere alle attese di una società che anela alla pace, alla giustizia, alla fratellanza e alla cura e al rispetto dell’ambiente.
L'arte di insegnare non è un'attività "produttiva", ma una missione e, come tale, nello stile delle nostre Scuole, dovrebbe essere intesa e sviluppata dall'intera comunità. Impresa complessa, specie nella stagione seguita all'epidemia di CoViD, che ha aumentato il senso dell'individualismo e la chiusura in sé stessi, condizionando le relazioni umane e facendo vivere, spesso, nella diffidenza e nella indisponibilità verso gli altri.
Dobbiamo interiorizzare la consapevolezza che educare è questione di cuore, non di istruzione, mentre a volte si propende a dare più pregio a quest'ultima perché espressione di professionalità. Noi ci siamo spesso chiesti cosa volevamo trasmettere alle nostre alunne e ai nostri alunni: la rivalità del successo, dei primi posti, dei voti migliori oppure la gioia di sentirsi accolti, accompagnati e valorizzati per quello che si è e non per quello che si ha o si fa?